Cosa intendiamo con la parola “successo”?
Di successo, ne sentiamo parlare tutti i giorni. Non so cosa possa significare questa parola per te, credo sia diverso per ognuno di noi. Per me, a 24 anni significava una cosa, ora un’altra e ho il sospetto che il domani me ne riservi un’altra nuovamente.
Penso di avere identificato, tuttavia un minimo comune denominatore. Dal mio punto di vista, avere successo vuol dire avere la possibilità di migliorarsi costantemente sentendosi al contempo realizzati e appagati. Riconosciuti in quello che facciamo, rispetto al nostro lungo percorso di studi fatto di esami universitari, tirocini, esami di stato, sedute di psicoterapia personale e supervisioni.
Dall’ultimo anno di liceo, ho iniziato ad innamorarmi della psicologia e la cosa è logicamente proseguita all’università. Ad un certo punto è subentrata la paura di non poter seguire questa passione perché da molti raccontavano una professione assolutamente non redditizia con cui sarebbe stato impossibile realizzare altri miei sogni personali.
Negli anni ho trasformato la preoccupazione in determinazione e attenzione al mercato del lavoro dello psicologo e dello psicoterapeuta. Parallelamente allo studio dei testi, alla discussione dei casi clinici, all’analisi personale, alle supervisioni, ai tirocini, ho iniziato a drizzare le antenne verso tutti gli esempi positivi che trovavo dinanzi alla mia strada da giovane professionista.
Sono passati quasi cinque anni e penso di aver capito alcune cose.
La consulenza con noi di Minders
Minders è una community che si basa molto sul concetto del dono. Doniamo ad altri utenti alcune cose che abbiamo capito perché vogliamo crescere insieme.
Crescere insieme per creare cultura professionale che manca terribilmente nei campi incolti della nostra professione di psicologo.
Minders offre consulenze di crescita professionale rivolte a psicologi che vogliono definire maggiormente la propria professione.
Ecco alcune regole che sto seguendo e che mi stanno aiutando a raggiungere i miei obiettivi professionali e personali.
Non sei troppo giovane.
La storia del troppo giovane è una grande trappola da cui dovresti tenerti alla larga. Troppo giovane per cosa? Per vedere pazienti? Per fatturare?
Le ricerche empiriche contemporanee raccontano molto bene che l’età (o esperienza) non è una variabile in grado di determinare gli effetti positivi di un trattamento psicoterapeutico, le caratteristiche sembrano essere altre: autenticità e apertura mentale. Non sei troppo giovane, devi solo creare una cornice di tuoi perché, obiettivi e metterci tutta la determinazione per raggiungerli, senza cercare scuse.
Trova esempi positivi.
Molti professori all’università guardano una media di persone che si sta affacciando al mondo del lavoro, tirano le fila ed esprimono un giudizio, molto affrettato: non c’è posto per te, siamo già in troppi. Per te chi? Tu chi sei? Se qualcuno ce la fa, e ce ne sono tanti a farcela, perché tu dovresti essere diverso? Cos’hai in meno degli altri che ce la fanno? Perché non potresti ridurre il gap anche tu se ti impegni?
Per cui parla con chi ce la fa, ruba ogni secondo della conversazione, fissa nuove abitudini e attitudini nella tua testa, rimboccati le maniche e vai a prenderti quello per cui hai studiato tanto e che probabilmente, come me, ti appassiona.
Tieni stretti i colleghi più intraprendenti.
Non è una logica utilitaristica ma le persone sveglie e intraprendenti possono essere un volano per la tua crescita così come tu per loro. Insieme potete crescere più velocemente, dar vita a progetti, collaborazioni. Fare rete non vuol dire conoscere 77 psicolog*, vuol dire stringere rapporti professionali con i 3 o 4 che ti sembrano più determinati, più motivati a crescere, che non si lamentano ma che si danno da fare. Cerca queste persone e una volta che le hai trovate mettiti nella loro scia.
In questo senso, il confronto con i colleghi dev’essere utile, improntato alla crescita reciproca.
Non lamentarti.
Credimi, anche io ho passato almeno un anno se mi guardo indietro a lamentarmi ed è stato tempo perso che non mi darà più nessuno indietro.
Se un posto non ti aiuta a crescere e non puoi cambiarlo, trovane uno che ti permetta di crescere; se un supervisore non ti ascolta o senti che non fa per te, non lamentarti, cambialo o affronta con lui la cosa.
Ogni lamentela è un momento di passività, trasformala in un momento di dinamismo e proattività. Nessuno ha mai avuto successo lamentandosi, e non farai eccezione nemmeno tu.
Usa tutti i canali che puoi, ma fallo bene.
È vero, nel 2021 non ha senso basarsi solo sul passaparola, dobbiamo usare anche altri canali per attrarre lavoro, per esempio il web.
Se decidi di sviluppare la tua presenza sul web, non improvvisarti, affidati a qualcuno che ha esperienza e che ti può indirizzare.
Nel 2018, quando ho deciso di aprire il sito della mia prima attività, non ho improvvisato mi sono affidato a persone che ancora oggi mi danno sapienti consigli e monitorano i miei progressi.
Trova la tua stella polare.
Nei momenti di smarrimento, quelli dove ti chiederai dove diavolo stai andando, quelli in cui non capirai perché sei arrivato fino a qua, c’è solo una cosa che ti potrà aiutare: la tua stella polare.
Cosa intendo dire? Intendo dire che se conosci il tuo profondo perché lo stai facendo, perché l’hai scelto, avrai sempre un orizzonte con una stella e nei bivi, nei momenti di difficoltà saprai dove andare.
Facciamo un esempio per capire meglio? Il mio perché a 23 anni era vedere pazienti ma potendo vivere di questo. Ogni mia scelta, ogni mio comportamento è stato compiuto verso questa direzione, qualsiasi cosa che deviava da questo, semplicemente non me ne interessavo. Fare ricerca? No grazie, la mia stella polare è un’altra. Consulenza in un’azienda? Si, se può darmi respiro mentre cerco di raggiungere il mio purpose.
Capire il proprio perché, può essere terribilmente difficile, se non riesci a comprenderlo da solo, non scoraggiarti nella tua psicoterapia personale puoi trovare tante risposte e se non basta, noi di Minders abbiamo pensato a percorsi ad hoc per questo.
Stai sulla tua mattonella.
Nella vita, a volte sei in testa a volte sei ultimo ma alla fine è una corsa solo con te stesso. Per cui, non ha senso guardare il percorso degli altri per provare ad emularlo se questo ti fa perdere di vista il tuo. Rischi di fare come la falena con la lampada.
Se hai un percorso chiaro, gli esempi che ti aiuteranno a crescere arriveranno, non preoccuparti. Per cui stai sulla tua mattonella, difendi le tue scelte anche nei periodi in cui non ti sembrano redditizie. Tieniti anche lontano dalla competizione e da ambienti tossici che la promuovono.
Non sei onnipotente.
Ricordatelo, metticela tutta ma ricordati che non dipende tutto da te.
Se quel paziente non vuole farsi aiutare, puoi studiare, fare supervisione ma ad un certo punto devi ricordarti che non sei onnipotente, che alcune cose non dipendono da te. Accettarlo può essere inizialmente doloroso ma per me è stato una grande sollievo, prima mi sentivo costantemente responsabile di ogni cosa.
Per cui continua a formarti, a studiare e a lavorare su te stesso ma ricordati che non sarai mai onnipotente.
Trasforma le salite in discese.
Se qualcosa non funziona immediatamente, significa solo che devi cambiare approccio. Se c’è un problema, c’è anche l’opportunità di vedere le cose da un’altra prospettiva, di cambiare il tuo comportamento.
Se parti pensando che quella cosa funzionerà e ti accorgi che non funziona, prova a vedere il tutto come qualcosa di stimolante e come parte del percorso. Accetta di dover cambiare approccio o strada per il tuo obiettivo, prima lo fai e prima trasformi la salita in discesa.
Formazione continua.
Non perdere di vista gli aspetti tecnici della professione, soprattutto se lavori con i pazienti. Continua a formarti lavorando su te stesso, attraverso supervisioni, seminari e scritti di tecnica.
Competizione, no grazie.
Stai lontano dalle persone e ambienti competitivi, rappresentano solo un dispendio di energie e di tempo. Oltretutto possono portarti fuori strada e farti stare male. Non promuovere tu stesso la competizione, racconta i tuoi successi ma anche le tue debolezze, i tuoi errori, senza timori, in questo modo promuovi una cultura del successo sana e non tossica.
Divertiti.
Winnicott parlava del gioco in terapia. Ricordatelo ogni tanto, il nostro è un lavoro creativo, che tu stia lavorando con pazienti o meno, tendenzialmente fai qualcosa di creativo, per cui sii gentile con la tua mente, prenditi tutti i momenti divertenti che arrivano nella tua professione, tienili stretti, ne avrai bisogno per andare avanti.
Come contattarci
Se sei arrivato fino a qui, forse stai pensando di contattarci. Se ti interessa accelerare la tua crescita professionale, capire dove stai sbagliando, capire cosa fare, scrivici una mail e organizziamo una consulenza personalizzata su di te.